Gaio Giulio Cesare (12 luglio del 100 a.C- 15 marzo 44 a.C)



  Fu un importante leader e uomo politico romano. Possiamo dire che ha istaurato un regime di potere unica e personale, attribuita agli ultimi anni della Repubblica Romana. Il suo nome fu trasformato in titolo per gli imperatori romani ; da qui nascono anche i titoli di zar, cesare o kaiser. Era proveniente da una famiglia illustre, ciò che gli fu determinante nel mondo politico. La sorella di suo padre , Giulia, era sposata con Gaio Mario che all’ora era a capo di Roma, mentre la prima moglie di Cesare, Cornelia, figlia di Cinna, il più attivo simpatizzante di Mario. Nel anno 84 a.C., il giovane Cesare fu scelto sacerdote e decise di partire per il servizio militare in Asia. Ha vissuto in Bitinia e Cilicia, ha partecipato alla conquista della fortezza Mytilene. Nel 78 rientrò a Roma, dopo la morte di Silla, dedicandosi alla carriera di avvocato e di politico attaccando gli Ottimati e diventando un importante rappresentante dei Popolari. Poi riparte a Rodo per raffinare l’arte di oratore. Fu rapito dai pirati, poi riscattato. Ulteriormente si è rivendicato, crocifiggendo i pirati. A Roma  fu eletto pontefice massimo, carica con la quale diveniva il protettore del diritto e del culio di Roma e nel 61 governatore della provincia si Spagna ulteriore. Cesare mirava a diventare console e per ottenere l’appoggio economico e politico necessario a conquistare la carica, nel 60 a.C. stipulò un’alleanza strategica, detta dagli storici primo triumvirato, con due tra i maggiori capi politici dell’epoca: Pompeo e Crasso. Diventò console assieme a Marco Bibulus. Promovendo e agevolando le leggi agrarie, Cesare si circondò di un grande numero di sostenitori, coloro che ricevevano la terra. Nel frattempo sposò Pompea. In ruolo di comandante militare si rivelò tenace, sempre in prima linea nelle varie battaglie, aveva sempre la testa senza elmo, scoperta sia d’estate che l’inverno. Sapeva incoraggiare i soldati con brevi discorsi ed era amato da loro. Dopo la morte di Crasso, nel 53 a.C., il triumvirato si spezzò. Pompeo diventò il suo nemico e rivale, passando nel Senato dalla parte dei repubblicani. Famoso come persona che vuole la rivincita, fu cacciato via dai senatori stessi e nel anno 49 ha conquistato Roma, facendo scappare via Pompeo e la maggior parte dei senatori. Così, radunando quelli rimasti, gli propose la collaborazione. Ci fu la guerra tra Pompei e Cesare, ma Cesare vinse anche questa volta. Pompei scapò in Asia e Cesare andò a prenderlo. Ad Alessandria d’Egitto gli fu portata la testa del suo rivale ucciso e secondo alcuni biografi lui pianse. Lì partecipò anche agli affari di Cleopatra, la regina. Conquista anche Alessandria. Dopo un po’ i pompeiani hanno raggruppato nuove truppe per dominare l’Africa del Nord. Dopo l’attacco in Siria e Cilicia, Cesare fece ritorno a Roma dove organizza una grande festa con spettacoli mai visti prima, giochi e tanto cibo per il popolo. Si autoproclama dittatore per dieci anni, riceve il titolo di imperatore e di padre della patria. Riforma nuove leggi riguardo la cittadinanza romana, riforma il calendario, che inizia ad aver dentro il suo nome, Giulio, come mese. Era lui stesso a nominare e far dimissionare i funzionari. Il suo rapporto con Cleopatra aveva anche un’influenza negativa, si parlava di un complotto per assassinare Cesare. Tra di loro c’erano Cassio e il giovane Bruto, che si diceva che fosse figlio del dittatore stesso. Succede tutto di fretta, nel Senato, hanno tirato in tanti i pugnali e gli gettarono verso Cesare per ammazzarlo. Cesare vide tra i possibili assassini, Bruto ed esclamò:”E tu, figlio mio”. Poi cade a terra ai piedi della statua del suo nemico, Pompeo. Cesare è entrato nella storia persino come scrittore, parliamo dei suoi commenti sulla guerra gallica e quelli sulla guerra civile, essendo un esempio per i futuri prosatori.

Citati famosi di Cesare
“I grandi inizi non vanno pensati prima”.
“il ricordo della crudeltà è un debole sostegno nella vecchiaia”.
“Meglio morire subito invece di attendere vivendo, la morte”.
“Veni, Vidi, Vici.”              

© Lenus Lungu

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